La pelvi, nota anche come bacino o regione pelvica, è la parte inferiore del tronco del corpo umano, posta per la precisione tra l’addome (in posizione superiore) e le cosce (in posizione inferiore). La pelvi è composta dalle ossa del bacino che delimitano la cavità pelvica, la quale ospita: organi, muscoli, nervi, vasi sanguigni, articolazioni e legamenti. La base della cavità pelvica è nota come pavimento pelvico al di sotto del quale si trova il perineo (zona perianale tra i testicoli e l’ano). A causa della complessità anatomica della regione pelvica è facile ritrovare pazienti che presentano i classici sintomi da dolore pelvico.
Il dolore pelvico cronico (Chronic Pelvic Pain, CPP) viene definito dall’Associazione Europea si Urologia (European Association of Urology, EAU) come un dolore continuo o ricorrente, della durata di almeno 6 mesi, non derivante da neoplasie maligne né da infiammazione e/o infezione, che coinvolge gli organi e le strutture della pelvi. [1]
La sindrome del dolore cronico pelvico (Chronic Pelvic Pain Syndrome – CPPS) è una denominazione fornita dall’International Continence Society (ICS), che, in assenza di cause infettive o di altre cause diagnosticabili, definisce la CPPS come un complesso sintomatologico caratterizzato principalmente da dolore cronico in sede pelvica e/o perineale, con possibili irradiazioni alla regione lombare, ai genitali esterni, agli inguini, alla regione sovrapubica, al sacrococcige, alla radice delle cosce, più o meno accompagnati da sintomi minzionali, colonproctologici e sessuali. In altre parole, è una sindrome clinica comune con eziologia sconosciuta spesso associata a disturbi urinari, intestinali o disfunzioni sessuali.
Le cause non sono sempre sufficienti a soddisfare completamente il quesito diagnostico e infatti si stima che il 60% dei soggetti affetti da dolore pelvico cronico non trovi una soddisfacente spiegazione a questo disturbo.[2] Infatti il substrato fisio-patologico del dolore pelvico cronico non è ancora completamente noto, ma si ritiene che il fattore che induce la patologia sia rappresentato dall’ipertono involontario dei muscoli del pavimento pelvico (aumento patologico del tono muscolare).
La CPPS ha delle ripercussioni non solo a livello fisico ma anche psicologico con un impatto negativo sulla sfera emotiva, comportamentale e sessuale, causando un netto peggioramento della qualità della vita dei pazienti. Tuttora questa malattia viene sottovalutata e non sempre riconosciuta, costringendo chi ne soffre a sottoporsi a numerosi esami e trattamenti fallimentari senza ricavarne alcun beneficio. Di fronte ad un peggioramento della qualità della vita e al dolore che può raggiungere grandi estremi, talvolta insopportabili, è fondamentale che i pazienti con CPPS abbiano a disposizione una diagnosi tempestiva e delle cure efficaci. Nella progettazione dell’intervento terapeutico questo aspetto deve essere necessariamente considerato poiché finalizzato, attraverso il recupero della funzione, proprio al miglioramento della qualità di vita del paziente.
Nonostante le conoscenze sulla sindrome da dolore pelvico cronico siano aumentate e divenute più precise, ad oggi non esiste una cura specifica e unidirezionale. Per questo risulta di primaria importanza intervenire obbligatoriamente con un approccio terapeutico di tipo multidisciplinare, che preveda il coinvolgimento di diverse figure. Nella quasi totalità dei casi, infatti, ad una terapia medica farmacologica o basata su integratori, va associata la rieducazione del pavimento pelvico.[3]
Inoltre, per quei pazienti che presentano disturbi intestinali o infezioni vescicali ricorrenti, la revisione della propria dieta è fondamentale. In aggiunta non va sottovalutato l’aspetto psicologico.
Poiché ogni volta che ci si trova davanti ad un disturbo che è cronicizzato e che interferisce con la qualità di vita, è di fondamentale importanza avere un sostegno psicologico.
Quindi, come già accennato, nel caso di diagnosi di dolore pelvico cronico le opzioni terapeutiche impiegate includono diversi campi: la farmacologia, la psicologia, la neuroablazione, l’elettroterapia e la fisioterapia.
Per quanto riguarda la farmacoterapia purtroppo molti dei trattamenti farmacologici prescritti consistono ancora nelle “Three A’s”, ovvero Antibiotici, Alfa-bloccanti (sono farmaci con azione bloccante dei recettori α1-adrenergici nelle arterie e nella muscolatura liscia) e Antinfiammatori, anche se questi producono solo una modesta e borderline riduzione dei sintomi.[4]
Tra gli antinfiammatori maggiormente prescritti ritroviamo sia i cortisonici (antinfiammatori steroidei) sia i FANS (antinfiammatori non steroidei). Inoltre, molto spesso per il trattamento del dolore pelvico si ricorre anche alla fitoterapia, ossia all’utilizzo integratori alimentari a base di estratti vegetali.
Nei casi in cui il dolore pelvico raggiunge grandi estremi si può ricorrere anche alla Neuroablazione. La base teorica della neuroablazione è quella di individuare le terminazioni nervose che trasmettono il dolore per poi devitalizzarle. In altri termini, viene interrotta la trasmissione nervosa nelle vie che trasmettono il dolore mediante l’uso di farmaci o mezzi fisici (come la chirurgia o usando energia a radiofrequenze o a microonde, crioablazione o sostanze caustiche). Grazie alla neuroablazione si possono ottenere benefici a breve e talvolta anche a lungo termine.
Un’altra opzione terapeutica consiste nell’elettroterapia, cioè in una stimolazione elettrica transcutanea, effettuata attraverso degli elettrodi che vengono applicati nella zona in cui si sviluppa il dolore, ossia a livello pelvi-perianale. Gli impulsi elettrici erogati, che vengono percepiti dal paziente sotto forma di formicolio, hanno la funzione di stimolare il nervo a produrre endorfine, sostanze contraddistinte da un’azione analgesica.
Un ruolo cruciale nel trattamento multidisciplinare del dolore pelvico è svolto dalla Fisioterapia, che attraverso percorsi terapeutici estremamente individualizzati ha l’obbiettivo di interrompere il circolo vizioso “ipertono-dolore” rendendo il paziente attivo e cosciente nel recupero di tutte le sue funzioni. Infatti, come già accennato precedentemente, la maggior parte dei pazienti affetti da dolore pelvico cronico presenta l’ipertono della muscolatura del pavimento pelvico e anche della muscolatura addominale che rappresentano la causa primaria del dolore. La fisioterapia si avvale di una serie di tecniche riabilitative che comprendono: l’esercizio terapeutico, l’agopuntura e la termo-terapia. Attraverso queste tecniche riabilitative di tipo conservativo la fisioterapia mira alla rimozione delle tensioni muscolari pelviche e addominali e quindi alla risoluzione dell’ipertono. Il fisioterapista mediante l’esercizio terapeutico deve far riapprendere al paziente gli automatismi sfintero-perianali e quindi deve riuscire a migliorare la conoscenza che il paziente ha della propria zona pelvica.
Inoltre, i soggetti affetti da dolore pelvico cronico devono apportare modificazioni al proprio stile di vita, in quanto abitudini alimentari, posturali e attività ginnico-sportive possono causare un peggioramento della patologia.
Ciascuno di questi trattamenti aiuta ad alleviare i sintomi da dolore pelvico, ma nessuno di essi applicato singolarmente riesce ad annullare completamente la sintomatologia dolorosa, per questo risulta fondamentale che il paziente si sottoponga contemporaneamente a terapie farmacologiche, fisioterapiche, psicologiche e comportamentali per una corretta riabilitazione del pavimento pelvico.
Bibliografia
1. Fall M., Baranowski A.P., Elnil S., Engeler D., Hughes J. , Messelink E.J., Oberpenning F., A.C. De C. Williams (2015), “Guidelines on Chronic Pelvic Pain”, European association of Urology
2. Zondervan K. Et al. (2000) “Epidemiology of chronic pelvic pain” Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol;14
3. A S Polackwich, D A Shoskes – “Chronic prostatitis/chronic pelvic pain syndrome: a review of evaluation and therapy” Prostate Cancer Prostatic Dis 2016 Jun;19(2):132-8.
4. Thakkinstian, A., Attia, J., Anothaisintawee, T., & Nickel, J. C. (2012). “α-blockers, antibiotics and anti-inflammatories have a role in the management of chronic prostatitis/chronic pelvic pain syndrome”. BJU International
Silvia Bici – Policlinico Città di Udine – Viale Venezia, 410, 33100 Udine UD