Desidero in questo articolo presentare alcune considerazioni sul rapporto tra la gravidanza e la malattia da infezione da Sars-CoV2, nota come Covid-19, desunte dal Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità ISS COVID-19 n° 2/2021 – del 5/2/2021.
In primis, è bene tranquillizzare le donne che desiderano cercare una gravidanza in questo periodo, o che sono già in stato interessante, sul fatto che il Covid-19 non rappresenta una controindicazione per la gestazione, e fortunatamente i dati finora raccolti a livello internazionale non hanno visto un aumento né della mortalità fetale/neonatale né delle malformazioni o degli aborti rispetto al periodo pre-Covid.
Partendo dalla considerazione che la donna in generale è meno suscettibile dell’uomo all’infezione da Sars-CoV2 ed alle sue complicanze, e tenendo conto del fatto che la maggior parte delle forme severe di Covid-19 insorgono in soggetti di età avanzata e gravati da pregresse co-morbilità (patologie già presenti prima dell’arrivo del Covid), ecco che la popolazione delle donne in età fertile tende di per sé ad essere considerata globalmente a rischio basso o moderato di complicazioni da Covid, salvo ovviamente il gruppo di pazienti che già presentava altre patologie, quali obesità, ipertensione e diabete, ad esempio.
La gravidanza non pare essere poi un fattore di rischio per il peggioramento del decorso del Covid in Pazienti affette.
Non ci sono inoltre evidenze di un ruolo del virus nel ridurre la fertilità, né di un suo possibile ruolo teratogeno (cioè della capacità di indurre malformazioni fetali).
E’ stato evidenziato un possibile aumento di incidenza di ridotta crescita fetale, ma i dati non sono al momento conclusivi, e la relazione rimane ancora da dimostrare con certezza; si è osservato un lieve incremento del parto pretermine, ma va sottolineato che la causa principale di questa evenienza è stata jatrogena, ovvero legata alla scelta operata dal medico per il sopraggiungere di condizioni che sconsigliavano la prosecuzione della gravidanza; inoltre il fenomeno si è progressivamente ridotto durante il periodo di raccolta dei dati (da marzo a settembre 2020) verosimilmente per il miglioramento progressivo delle terapie impiegate per il Covid e quindi per la riduzione dei casi clinicamente gravi.

Altro tema importante è la possibile trasmissione “verticale” (cioè diretta da madre a feto, in utero) dell’infezione: risulta infatti possibile, ma è un’evenienza rara, che nella stragrande maggioranza dei casi segnalati ha poi visto un ottimo esito con la guarigione del neonato.
La donna in gravidanza affetta da Covid dovrebbe preferibilmente essere gestita il più possibile a domicilio (quantomeno nel periodo di isolamento), ma deve poter accedere alle strutture ospedaliere con percorsi dedicati, in caso di necessità, e le normali tappe di monitoraggio del benessere materno-fetale in corso di gravidanza devono essere mantenute.
Uno dei problemi principali legati al Covid-19 è poi il rischio di trombosi, specie a livello polmonare: per questo motivo, anche in gravidanza, si deve impiegare una profilassi con eparina, che si sospende solo nelle immediate vicinanze del parto, per poi riprenderla per almeno 10 giorni, ma anche fino a 6 settimane in caso di comorbilità severa, dopo il parto.
La positività al Covid non rappresenta una indicazione al parto mediante taglio cesareo, e l’unica forma di espletamento del parto controindicata è quella in acqua.
Anche l’analgesia peridurale è praticabile senza differenze rispetto alla donna non infetta da Covid.
Quanto all’allattamento, non è assolutamente controindicato nelle Pazienti affette da Covid, anzi: è in grado di fornire al neonato una prima copertura anticorpale contro il virus; è però fondamentale adottare tutte le precauzioni (disinfezione, mascherina, ecc.) per evitare una infezione del neonato tramite le note vie (“droplets” di saliva materna, ecc.).
Risulta anche praticabile il cosiddetto “rooming-in”, ovvero la permanenza del neonato in stanza con la mamma, sin dal giorno della nascita, a condizione ovviamente di adottare le corrette misure per evitare il rischio di infezione neonatale, e che lo stato di salute materno lo consenta.
In definitiva, quindi, la gravidanza in epoca di Covid può essere considerata con serenità, mantenendo tutte le giuste precauzioni, ma senza timori eccessivi.
Dott. Stefano Fracchioli
Specialista in Ginecologia e Ostetricia